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Giochi laddroga #1 – Ruzzle

Inizia oggi la rubrica rigorosamente aperiodica che Palude ElettroluDica dedica a quei giochi che con più coerenza andrebbero catalogati come droghe pesanti a causa dell’alta assuefazione che provocano. Attenti a non farvi beccare dalla pula con questa merce fra le mani!

https://i0.wp.com/ruzzle-tips-and-tricks.com/screenshot-ruzzle-1.jpgSpesso anche nel mare di fuffa che è diventato l’app Store di Apple, per non parlare poi della controparte su Android, si trovano delle piccole gemme nascoste, che mai avremmo potuto sperare di trovare su altri dispositivi e console. Una di queste gemme è proprio il gioco di cui voglio parlarvi oggi: Ruzzle.

Avete presente Scrabble? … … … No? … … Scarabeo?… … … Niente?… Il gioco in cui si compongono delle parole su di un tabellone, capito? … … Suvvia, il gioco di scrivere le parolacce zozze con le tesserine! Ecco, sapevo che così capivate. Ruzzle è più o meno la stessa cosa solo che si differenzia per alcuni aspetti più o meno fondamentali.

Innanzitutto la griglia non è da centomila metri quadri come in scrabble, ma si tratta di una ben più modesta griglia 4×4 per un totale di 16 lettere. Lo scopo del giocatore è di riuscire nel più breve tempo possibile a trovare quante più parole possibile costruendole trascinando il dito sullo schermo e unendo le varie caselle in orizzontale, verticale e diagonale. Ogni lettera ha il suo punteggio, esattamente come in Scrabble e proprio come in Scrabble le Z vi faranno bestemmiare, ma almeno vi assicureranno una marea di punti. Ruzzle eredita dal suo fratello maggiore anche i bonus associati a certe lettere, cosa che vi permetterà di raddoppiare o triplicare il punteggio della parola o della lettera. Inutile dire che la vittoria cadrà nelle mani di chi saprà sfruttare al meglio questi bonus.

Ah, dimenticavo di dirvi la cosa più importante: una partita a Ruzzle si divide in tre round, ognuno della durata di tre minuti. Potete quindi dire addio alle estenuanti partite a Scarabeo che se andava bene duravano 7 ore. Quando avete due minuti liberi prendete l’iPhone, cercate un’avversario online fra gli amici o in maniera casuale, e fatevi il primo round. E se poi la vostra casa va a fuoco e dovete scappare? Niente paura, Ruzzle si basa su un multiplayer di tipo asincrono che di questi tempi va parecchio di moda. Questo vuol dire che potete lasciare il gioco quando volete e riprenderlo quando avrete di nuovo tempo da dedicare al gioco, cioè quando avrete spento l’incendio divampato in casa vostra.

Il gioco è la droga. Fidatevi. In meno di 2 giorni il sottoscritto si è ritrovato a fare partite su partite senza possibilità alcuna di smettere e tra l’altro senza alcuna possibilità alcuna di vincere. Gli avversari che vi troverete di fronte, soprattutto quelli casuali, vi faranno un culo così fin dall’inizio, a meno che voi non siate dei dizionari viventi, nel qual caso non vi invidio per niente.

Unica pecca del gioco: se possedete un iPad come me  dovrete per forza rassegnarvi a giocare Ruzzle in bassa definizione nella versione per iPhone dato che su App Store non è disponibile una versione HD del gioco. Possibile che agli inizi del secondo decennio del nuovo millennio ci sia ancora qualcuno che non realizza una conversione con i controcazzi per iPad? Cioè, da quel che ho sentito si tratta di premere un bottone e il gioco è fatto, ma si sa, la gente che sviluppa videogiochi è strana forte.

Ruzzle è disponibile anche per i pezzenti che hanno un cellulare Android e il multiplayer è condiviso con gli iCosi. Il gioco tra l’altro è completamente gratuito nella sua forma base. Se proprio dovesse piacervi potete acquistare la versione completa a 2 euri e qualcosa che vi permette di togliere la pubblicità, accedere alle statistiche, giocare offline e vedere tutte le parole possibili di uno schema a fine partita. Plus interessanti, ma non imprescindibili per godersi appieno il titolo.

Infine chi fosse così pazzo da volermi sfidare mi può trovare cercando letal32. Vi aspetto. Per umiliarvi.

Giochi da quattro soldi #1

In questo periodo, causa scarsità di tempo da dedicare al gaming, mi sto dedicando a recuperare quei giochi che ho comprato chissà quanti anni fa su Steam e chissà per quale ragione non ho mai nemmeno installato. Nella maggior parte dei casi si tratta di giochi indie da pochi spiccioli che mi hanno attirato per qualche meccanica fuori dall’ordinario. E’ proprio il caso dei due microgiochi di cui voglio parlarvi oggi. Vi avviso fin da subito per non doverlo poi ripetere due volte: questi titoli sono veramente particolari, a loro modo innovativi, non molto longevi e per questi motivi non proprio adatti a tutti quanti. Certo, al prezzo di un paio di caffè non credo ci sia qualcuno totalmente disinteressato. Dopotutto se pensiamo a tutte le cagatine che prendiamo sugli iCosi, spese del genere non sono poi così folli.

Home

Il primo gioco di cui voglio parlarvi è Home, indie recentemente uscito su Steam al prezzo di 2 euro realizzato da tale Benjamin Rivers. L’autore descrive il gioco definendolo un horror adventure condito da qualche elemento thriller. La grafica è totalmente bidimensionale e realizzata per precisa scelta dell’autore in bassa risoluzione con tutti i pixel in bella vista. Un look un po’ retrò che difficilmente si adatta a un’avventura che si autodefinisce horror e infatti, detto piuttosto sinceramente, il gioco non fa paura, ma proprio per niente. Le musiche sono ansiogene al punto giusto, ma la grafica non permette di immedesimarsi troppo nell’atmosfera. Ma probabilmente non è questa la caratteristica fondamentale del gioco. La premessa infatti è piuttosto intrigante anche se abbastanza scontata: un uomo improvvisamente si risveglia nel proprio luogo di lavoro, di notte, e non sa come sia finito lì. Con la sola possibilità di muovere il personaggio con i tasti direzionali e interagire con certi punti illuminati dello scenario con la barra spaziatrice, dovremo ricondurre a casa il protagonista cercando nel contempo di trovare quanti più indizi possibili allo scopo di far luce sull’intricata storia di omicidi che il gioco mette in scena. Home si completa in appena un’ora e mezza, anche se forse il verbo completare non è proprio appropriato. Al termine dell’avventura non scopriremo affatto come stanno le cose, ma saremo rimandati al sito degli sviluppatori del gioco dove i giocatori che hanno terminato l’avventura possono condividere le loro interpretazioni della storia basandosi sulla quantità di  indizi raccolti o semplicemente sul proprio intuito. Un’idea sicuramente originale, ma che sinceramente lascia un po’ delusi, soprattutto perchè la storia non è così interessante come quella di un Dear Esther per esempio (recensito su questi lidi qualche giorno fa). Consigliato? Ni. Ai pochi spicci a cui è venduto una chance gliela darei, ma non aspettatevi chissà cosa.

Samorost 2

Seguito di Samorost, gioco in flash disponibile gratuitamente sul sito dello sviluppatore Amanita Design (studio famoso anche per Botanicula e Machinarium), Samorost 2 ricalca alla perfezione lo stile e i temi del predecessore e delinea un’avventura grafica fortemente basata sull’interazione con l’ambiente circostante. La grafica è assolutamente deliziosa, forse l’elemento meglio riuscito del gioco, mentre il resto è solo un piacevole contorno: la storia è appena abbozzata e vede un folletto che vive su un asteroide alle prese con il recupero del suo cane rapito da strani alieni, mentre gli enigmi si basano solo sull’interazione con gli elementi dell’ambiente nel giusto ordine. Spesso però è difficile anche solo vedere la presenza degli oggetti in questione e certe sezioni possono risultare alquanto frustranti per qualcuno (per me ad esempio). Quello che potrebbe essere il peggior difetto di Samorost è in realtà l’elemento che allunga considerevolmente la longevità del titolo già di per sè abbastanza bassa (circa un’ora). Visto il prezzo a cui è venduto, quasi 5 euro, vi consiglio di valutare bene l’acquisto magari provando prima la demo disponibile sul sito. In alternativa aspettate qualche Humble Bundle e con due spiccioli ve la cavate.

Una console, mille problemi

Può forse una nuova console uscire bella e perfetta, senza problemi di sorta, con tutte le sue funzionalità attive? Ma manco per il cazzo! Non esiste, da che mondo e mondo, una situazione del genere. Wii U non fa certo eccezione e dopo meno di due secondi dall’uscita sul suolo americano è partita la caccia al bug. Quando poi si parla di Nintendo, chissà perchè, i difetti sono sempre a centinaia, ma quello che fa più scandalo è che si tratta di problemi che non sono nuovi e che anche le precedenti console hanno dovuto affrontare…dieci anni fa.

Chi credeva che Nintendo finalmente avesse capito la lezione non ha capito una beneamata minchia e infatti Nintendo dimostra ancora una volta di essere presa indietro di una generazione. Ma dopotutto a noi la casa della grande N ci piace così, con tutte le sue lagne e le sue fisime.

Il primo fatto sconvolgente è che a quanto pare Wii U necessita di un aggiornamento obbligatorio al lancio che, udite udite, non è da pochi kilo, ne da pochi mega, ma da un gigantesco e clamoroso GIGA! Maronnna santa! Mi immagino il bambino entusiasta che attacca la console per provarla e si trova costretto ad aspettare millemila ore prima di giocare. Ecco, magari questo bambino a un certo punto si frantuma i coglioni e decide in un impeto di ira di staccare la spina, scollegare il wifi e riaccendere la console per poter finalmente giocare. E invece no! Se per caso vi azzardate a togliere la spina o se l’Enel decide di farvi uno scherzetto, la console si spegnerà e non si riaccenderà mai più. Puff! E giù bestemmie perchè vi toccherà litigare col commesso ignorante di turno del Mediaword per fargli capire che la console si è sfasciata il giorno stesso e non per colpa vostra. Insomma Nintendo si è avviata sulla strada che Sony ormai percorre da sempre con PS3: 100 miliardi di aggiornamenti all’anno.

Altra cosa. Quanti di voi scommettono sull’inattaccabilità di Wii U? Io potrei giocarmi il gingillo che fra due settimane (si fa per dire) Wii U verrà bucata, penetrata e stuprata da ogni parte. A poco serviranno i dischi coi bordi arrotondati(??) che Nintendo ha confermato per i giochi. A riprova di ciò un utente a pochi giorni dal lancio, premendo bottoni a caso, è riuscito ad accedere a una schermata di debug della console da cui per il momento non si riesce a fare nulla, ma se pensate che anche un povero pezzente è riuscito a “rompere” la console schiacciando bottoni a caso come una scimmia ubriaca allora forse vi renderete conto che la scommessa l’ho già praticamente vinta. Ovviamente non auguro questa calamità a Nintendo. Ricordatevi che la pirateria è il male assoluto.

Non prendete questo mio intervento però come una presa di posizione contro Wii U, anzi, sono convinto che le nuove console di Microsoft e Sony saranno prese addirittura peggio. Chi può infatti scordare l’ormai emblematico caso del RROD, il Red Ring of Death, che ha letteralmente ucciso a distanza di pochi anni tutte, credo, le console Xbox 360 uscite al lancio? E qualcuno ricorda che se si inseriva un disco e poi si ribaltava la console il lettore lasciava un bel solco da qualche millimetro di larghezza sul bordo?

In confronto i problemi di Wii U sembrano delle bazzeccole.

Passando a Sony che dire dell’attacco al PSN, infrastruttura online di una multinazionale multimiliardaria, da parte di tre adolescenti brufolosi con tendenze blackblochiste?

Ma se si guarda ancora più indietro qualcuno di certo si ricorderà che alcune PS1 al lancio soffrivano di problemi di surriscaldamento e durante il gioco venivano skippati in automatico tutti video in full motion video. E allora sono fioccate le soluzioni più stravaganti che suggerivano di posizionare la console in millemila modi diversi: a testa in giù, in diagonale, fuori dai finestrini dell’auto e via dicendo.

Neppure la console successiva, ps2, si salvò da problemi di lettura di DVD e CD.

Se poi torniamo ai giorni nostri, credo tutti ricordino il lancio disastroso (per modo di dire visto che ci hanno fatto i miliardi) di iPhone 4che venne venduto con un problema all’antenna che faceva sì che afferrando il telefono in certe maniere il segnale sparisse istantaneamente. Apple ha regalato a tutti gli acquirenti della prima ora una cover speciale. Gli altri semplicemente hanno dovuto suckare.

E allora al confronto Wii U sembra Padre Pio. Io vi dico: ma di che ci lamentiamo? Ci è andata bene, ve lo dico io. E allora compratela sta benedetta Wii U, voi che c’avete i soldi. Io intanto, che sono povero, me ne sto un po’ in disparte e guardo. Guardo e sorrido malignamente.

FONTI: http://multiplayer.it/notizie/111268-wii-u-richiede-un-aggiornamento-di-5gb-al-lancio.html

http://multiplayer.it/notizie/111036-il-bordo-dei-dischi-di-wii-u-e-arrotondato.html

http://www.gamemag.it/news/wii-u-utente-ottiene-accesso-admin-al-miiverse_44710.html

La fiera delle meraviglie

Devo essere sincero con voi: la Games Week è stata l’esperienza più disorientante che abbia mai vissuto in vita mia: tanti videogiochi da provare, code interminabili, confusione ovunque. Non sapevo veramente da che parte cominciare. E infatti alla fine ho provato meno della metà dei titoli che erano presenti in fiera. Pazienza, la prossima volta saprò come comportarmi. Intanto vi chiedo di accontentarvi delle impressioni che ho ricavato da quei pochi titoli che sono riuscito a testare con mano.

Iniziamo parlando in generale della fiera. La Games Week è senza se e senza ma la fiera di videogiochi che da tempo l’Italia aspettava e che solo adesso l’Italia ha dimostrato di meritare. Per ora si tratta di un evento minuscolo se confrontato con una Gamescon per esempio, ma le premesse per creare qualcosa di veramente importante nel corso degli anni ci sono tutte. Innanzitutto la stampa di settore italiana era presente in massa all’evento. C’erano la neonata IGN Italia, Multiplayer.it, Eurogamer.it, Everyeye e molti altri che con inviati sul posto e stand appositi hanno seguito per filo e per segno l’evolversi della fiera.  E ovviamente non poteva mancare l’indispensabile supporto dei publisher più importanti (Nintendo, Microsoft, Sony, EA,…) che hanno dimostrato il loro pieno interesse nell’iniziativa allestendo stand dedicati in cui si potevano provare con mano tutti i più importanti giochi delle rispettive line-up autunnali, compresi alcuni titoli non ancora usciti nei negozi. Fra i vari titoli in anteprima spiccavano sicuramente Far Cry 3, Crysis 3, Dead Space 3, Call of Duty Black Ops 2 e Need For Speed: Most Wanted. Vi farà sicuramente piacere sapere che non ho provato nemmeno uno che sia uno dei titoli che ho appena citato. Io ho paura delle code e davanti alle postazioni di quei giochi c’erano le code umane più lunghe che abbia mai visto in tutta la mia vita e perciò ho preferito evitarle del tutto, tanto ormai quei titoli li conosciamo e non credo ci siano sorprese particolari.

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Cronaca di una giornata (in)dimenticabile

Sabato 10 Novembre è stata una giornata (in)dimenticabile. Prima di tutto è stato il giorno in cui mi sono diretto, assieme a due amici e due amiche, alla Games Week, la fiera di videogiochi tenutasi a Milano di cui vi accennavo qualche post fa. Già questo per molti che seguono Palude ElettroLuDica basterebbe a rendere una giornata indimenticabile. Per quanto mi riguarda invece la fiera ha rappresentato solo una piccolissima se non minuscola parte di quell’incredibile giornata. Rimando perciò ai giorni seguenti le impressioni su ciò che ho provato in fiera e per oggi dovrete accontentarvi di questa mia esperienza di vita vissuta.

Tutto comincia Sabato mattina. Si parte presto, alle 6.45. Dopo aver raccolto la compagnia nei paesini circostanti, ci dirigiamo con una Fiat Punto verso Milano. Giunti a Padova imbocchiamo l’A4. Da questo momento ci attendono 250 km di autostrada pari a due ore e mezza di viaggio. Lo si fa volentieri perchè da tempo si attendeva questo momento. Il tempo intanto regge. Ci sono delle nuvole che minacciano pioggia, ma regge.

Ridate ora un’occhiata al paragrafo precedente e osservate con attenzione le parole in grassetto. Tenetele a mente perchè sono il fulcro di tutta la vicenda.

Come stavo dicendo il tempo sembra essere clemente, almeno per il momento. A pochi chilometri da Milano inizia a piovigginare, ma niente di inaffrontabile sotto il tetto di un’auto. Finalmente arriviamo alla fiera. Vediamo l’ingresso e il portale con su scritto a caratteri cubitali Games Week. Non c’erano dubbi, eravamo nel luogo giusto.

Giriamo in una via laterale con l’intenzione di parcheggiare all’interno della fiera. A un certo punto vediamo un signore con una casacca arancione che ci ferma e ci dice: “Siete qui per i videogiochi?”. Ci fa pagare 10 euro, ci mette un bigliettino rosa sul cruscotto e ci fa parcheggiare lungo il viale. Subito notiamo qualcosa di strano: il tipo ci ha fatto parcheggiare davanti a un passo carrabile, ma non ci preoccupiamo troppo convinti che il tizio fosse autorizzato dalla fiera. Scopriremo poi che non è così.

Entriamo alla Games Week senza problemi e subito facciamo una capatina allo stand dei ragazzi di Multiplayer.it. Purtroppo i gadget che ero convinto di ricevere erano già finiti. Peccato. La fiera comunque è fantastica, una piccola Gamescon, un piccolo E3, si respira quell’atmosfera di gioia, pazzia e tanto entusiasmo che si trova solo in luoghi come questo con gente come questa, con la quale si sente di condividere una passione.

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Lo stand di Multiplayer alla Games Week

La giornata scorre senza problemi fra videogiochi, spettacolini, quiz, esibizioni di artisti e gadget di ogni sorta. Credo di non aver mai portato a casa tanta cianfrusaglia in vita mia.

La Games Week per noi finisce alle ore 18.00 quando le nostre amiche, Eleonora e Federica, ci raggiungono dopo esserci persi di vista per l’ennesima volta (mamma mia quanta gente c’era!) e ci implorano di tornare a casa. Proviamo a convincerle a restare per un’altra mezz’ora, ma non c’è niente da fare. Un po’ sconfortati salutiamo la fiera e ci dirigiamo sotto una pioggia battente verso l’auto. Perfetto, era ancora al suo posto.

Senza prima aprire l’auto, apro solo il bagagliaio per permettere agli altri di appoggiare i bagagli. Chiudo. Faccio per aprire le portiere dell’auto quando mi ricordo di aver lasciato il navigatore satellitare nello zaino, quindi torno indietro, apro il bagagliaio, prendo il navigatore, chiudo il bagagliaio e torno sui miei passi per aprire finalmente la macchina. I quattro della compagnia intanto stavano sotto la pioggia ad aspettare i miei comodi. Frugo nelle tasche alla ricerca delle chiavi e… e… non c’erano! Panico. Frugo un’altra volta. Niente. Guardo per terra, guardo se le avevo lasciate attaccate al bagagliaio, ma di loro nessuna traccia. L’unica conclusione era che avevo lasciato le chiavi dell’auto nel bagagliaio! Merda.

Quando l’ho detto agli altri è calato il silenzio. In cinque, da Padova, a 250 chilometri da casa, sotto la pioggia… che diavolo potevamo fare?!

Dovevamo chiedere aiuto a qualcuno e allora siamo tornati indietro, verso l’ingresso della fiera. Durante il tragitto vediamo un uomo che sorveglia l’entrata di quello che doveva essere il parcheggio coperto. Entriamo e lo imploriamo di aiutarci in qualche maniera. All’inizio nemmeno ci prende sul serio perchè tre di noi (me compreso) avevano parte del viso coperta da finte ferite simil-zombie che ci avevano fatto allo stand dedicato a Zombie U. Alla fine il tizio ci crede e molto gentilmente cerca di trovare una soluzione al nostro problema. Ci consiglia di chiamare l’Aci per chiedere assistenza. Chiamiamo ma ci dicono che oltre a non avere la certezza di avere a disposizione mezzi in zona avremmo pure dovuto pagare 130 euro per l’uscita. Non avevamo tanti soldi con noi. A questo punto l’unica soluzione era tentare di scassinare l’auto in qualche maniera. Il tipo del parcheggio non ha però nessun attrezzo che ci possa tornare utile e quindi ci manda a una guardiola, sempre all’interno del parcheggio, che si trovava a 5 minuti di strada da dove eravamo. Ci incamminiamo e arrivati alla guardiola troviamo tre persone di guardia. Spieghiamo il nostro problema, ma neanche loro sanno aiutarci e non hanno nemmeno un cacciavite o un qualche attrezzo utile per forzare l’auto. Uno di loro, con marcato accento meridionale, ci dice: “Se eravamo a casa mia, chiamavo qualche amico mio e in due minuti vi sistemava l’auto! Qui però non saprei cosa fare…”. Peccato. Ci consigliano di tornare a casa con i mezzi pubblici e lasciare lì l’auto, ma quando gli diciamo di aver posteggiato lungo il viale poco distante, ci avvertono che il posto non è dentro il parcheggio della fiera e quindi non possono tenerci l’auto fino al giorno dopo. E’ così che abbiamo capito che il parcheggiatore che avevamo trovato era un abusivo. Come se non bastasse ci ricordiamo di aver parcheggiato su un passo carrabile. Se fossimo andati a casa in treno era probabile che il giorno dopo avremmo dovuto andare a ritirare l’auto in qualche deposito e pagare una multa salatissima. Oltre al danno pure la beffa.

Il parcheggiatore abusivo era simile a questo. La mortacci sua!

Non c’era soluzione, bisognava per forza rompere il finestrino laterale della mia Punto 3 porte. Torniamo all’auto. Dopo essermi assicurato che nessuno ci stesse guardando mi avvolgo il giubbotto di un amico attorno all’avambraccio e tiro un pugno con il palmo della mano che manda in briciole il finestrino. Faccio notare che tutto ciò è accaduto mentre pioveva a dirotto. In più avevo lasciato il giubbotto nell’auto e avevamo solo due ombrelli per cinque persone.

Rotto il finestrino abbiamo risolto il problema di aprire l’auto, ma adesso avevamo altri due problemi: la macchina era piena di vetri rotti e dovevamo riparare il finestrino in qualche maniera. Al primo problema abbiamo posto rimedio facilmente dandoci da fare a raccogliere vetri con dei fazzolettini. Per il secondo problema la soluzione si rivelò più difficile del previsto.

Torno dal guardiano del parcheggio che ci aveva aiutato prima e gli chiedo se ha dello scotch e del cartone, ma ovviamente non aveva nulla di tutto ciò. Mi permette però di rientrare in fiera da una porta laterale per chiedere agli stand. Chiedo al bar, ma non hanno nulla. Chiedo a un tizio che vendeva magliette, ma non ha nulla. A questo punto mi dirigo verso lo stand di Multiplayer.it e lì finalmente due signorine mi prestano del nastro adesivo sponsorizzato. Prometto che l’avrei riportato a minuti. In realtà non lo riporterò mai più. Non perchè non volessi, ma perchè il tipo non mi ha lasciato più rientrare per riportare del nastro adesivo che secondo lui “avevano a pacchi”. Colgo l’occasione per scusarmi con i ragazzi di Multiplayer.it per il piccolo furtarello. Sono sicuro che mi perdoneranno.

Con del cartone, lo scotch di Multiplayer, qualche pezzo di nylon e due o tre borsette di Just Dance 4 ripariamo il finestrino rotto e finalmente ce ne andiamo da Milano. Prendiamo l’autostrada e la copertura sembra tenere abbastanza anche a 120 km/h. Intanto piove sempre di più. Dal finestrino entra un freddo cane e in più sono costretto a tenere accesa l’aria condizionata per impedire che i finestrini si appannino. I piedi erano cubi di ghiaccio. Le ragazze per fortuna la prendono abbastanza con filosofia e resistono stoicamente.

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Il finestrino alla fine è stato riparato…

Sono le 21.30. Ci aspettavano ancora 250 km sotto la pioggia battente, al freddo e senza la possibilità di parlare perchè semplicemente il rumore dovuto alla pioggia e alla velocità ci impediva di sentirci anche a pochi centimetri di distanza.

Decidiamo di fermarci a mangiare nel primo autogrill. Peccato che dopo aver svoltato prendo la strada sbagliata e mi ritrovo all’imbocco dell’autostrada senza poter tornare indietro. Tentare di andare contromano è impossibile perchè un’auto della polizia sbuca all’improvviso dietro di noi e ci costringe a riprendere il viaggio. Proseguiamo. Entro nel prossimo autogrill, ma ancora sbaglio strada e non ho altra scelta che imboccare di nuovo l’autostrada. Anche stavolta fare retromarcia era impossibile per la presenza della stessa auto della polizia dell’autogrill precedente. Non era possibile!

Al terzo autogrill finalmente ce la facciamo. Inutile dire che anche nel terzo autogrill troviamo la solita auto della polizia. Da qui ho smesso di credere alle coincidenze.

Già mi pregustavo la cena al calduccio, quando mi viene in mente che non potevo lasciare fuori l’auto in quelle condizioni. Un qualsiasi malintenzionato avrebbe potuto rubarla senza difficoltà. E così mi tocca cenare all’interno dell’auto da solo, al freddo, con un misero panino avanzato da mezzogiorno. Intanto i miei amici si dimenticano di me e stanno 40 minuti abbondanti dentro a cenare. Io dopo 10 minuti avevo già finito il panino e stavo morendo di noia.

Alle 22.30 finalmente tornano e ripartiamo. Il viaggio è stato una vera e propria agonia, ma alla fine, dopo due ore e mezza, sotto la pioggia, con anche qualche banco di nebbia qui e lì, arriviamo a Padova e finalmente scarico tutti a casa e me ne torno alla mia di casa, fiducioso di potermi mettere sotto le coperte al più presto.

No, la sfortuna aveva ancora qualche piccola freccia al suo arco. Tornato a casa apro il bagagliaio per prendere lo zaino, ma mi accorgo che il mio non c’è e al suo posto c’è quello del mio amico che abita a circa 15 minuti da me. Aveva sbagliato a prendere zaino! Tiro quattro bestemmie, quindi ritorno da lui a prendermi lo zaino. Dopo mezz’ora, era l’una di notte ormai, torno a casa. E questa volta è finita. Veramente finita. Nessuna ulteriore sorpresa.

Che dite? Io mi astengo dall’esprimere qualsiasi opinione riguardo alla serie di sfortunati eventi che mi è accaduta e lascio a voi trarre delle conclusioni e degli insegnamenti, se mai ce ne fossero. Vi consiglio però di tenere a mente queste tre cose:

  1. Aprite sempre l’auto prima di aprire il bagagliaio;
  2. Aprite sempre l’auto prima di aprire il bagagliaio, soprattutto se siete lontani da casa;
  3. Mai portare delle ragazze a una fiera di videogiochi perchè poi ti fanno andar via prima e incazzato come una bestia potresti dimenticare i due punti qui sopra.

Ovviamente si scherza. La figa viene sempre prima di tutto.

Le ultime righe le riservo per ringraziare tutte le persone che con molta gentilezza ci hanno aiutato in questo momento di difficoltà: i ragazzi del parcheggio (mancava poco che ci scambiassimo i numeri di telefono) e lo stand di Multiplayer.it.

Ci si sente prossimamente per parlare dei giochi della fiera e della fiera in generale. Asta la vista cabrones!

News of the Week [25 Marzo]

Settimana difficile per il sottoscritto che proprio ieri si è visto esplodere il pc senza apparente motivo. Questo però non mi ha impedito di raccattare un portatile in fretta e furia e di dare vita alla seconda iterazione della neonata rubrica News of the Week. Ricordo a tutti che la settimana prossima il blog si prende una pausa, quindi niente post, niente tweet, niente di niente. Bando alla ciance e via con le notizie, anche perchè la batteria del notebook sta per finire.

E’ stata la più grande ribellione da parte dei videogiocatori da qualche secolo a questa parte. Qualcuno ha gridato allo scandalo, qualcuno si è tagliato le vene, qualcuno si è buttato da un ponte e quindi sembra proprio che non molti siano soddisfatti del finale di Mass Effect 3. Bioware sembra sia stata contattata dalla Cia stessa e obbligata a rilasciare un nuovo finale, altrimenti nel giro di pochi giorni il nostro mondo sarebbe stato simile a quello di Fallout. Peccato che il nuovo finale non sia ancora uscito, ma intanto Bioware ha sbollito gli animi dei videogiocatori lasciando intendere che questo fantomatico nuovo finale sia in lavorazione.

“To that end, Exec Producer Casey Hudson and the team are hard at work on a number of game content initiatives that will help answer the questions, providing more clarity for those seeking further closure to their journey. You’ll hear more on this in April

Aprile sarà il mese di uscita a quanto pare. Speriamo che stavolta ci azzecchino.

Fonte: Kotaku

 Era della settimana scorsa la notizia che la catena inglese GAME non si trovava in condizioni economiche piacevoli. 180 milioni di sterline sono difficili da recuperare nel giro di una settimana e così ora la rivale di Gamestop si prepara a entrare in amministrazione controllata. Sicuramente alla maggior parte di voi non gliene può fregar di meno, ma sarà questo un primo segno della fine del mercato retail come lo conosciamo? O sarà solo il potere dilagante dei Gamestop? O dei siti online di vendita di videogiochi (thehut, play.com, ecc.)? Non aspettatevi una risposta perchè non ce l’ho.

Fonte: Kotaku

 

 Non solo videogiochi questa settimana, ma anche telefilm. Esce infatti un trailer soprendentemente bello che mostra alcune scene del prossimo Battlestar Galactica: Blood & Chrome, il prequel dell’omoninima e famosissima serie TV uscita nel 2003 che narra le vicende della prima guerra contro i cyloni. Qualche tempo fa era stata ventilata l’ipotesi che questo prequel sarebbe stato solo una web-series, ma dal trailer è ormai chiaro che questa ipotesi è quantomai lontana dall’essere reale. Prepararsi al salto! Frack!

Tameem Antoniades. Chi è costui? Forse il filippino che lavora come domestico a casa tua? No, si tratta del boss dei Ninja Theory, sviluppatori del bellissimo Enslaved e incaricati di realizzare il reboot di Devil May Cry. In un recente intervento Antoniades ha espresso le proprie perplessità riguardo ai seni a suo dire troppo “ingombranti” delle eroine dei videogiochi. A suo parere infatti le fanciulle non dovrebbero essere delle provocanti pornostar, ma più simili a quella che potrebbe essere in effetti la nostra ragazza. L’ esempio citato è quello di Trip, la controparte femminile in Enslaved, che rappresenta il perfetto esempio di ragazza semplice e genuina, ma nel contempo affascinante e sensuale. Come dargli torto?

Fonte: Kotaku

Spero mi scuserete per la fretta con cui vado a concludere questa rubrica, ma come ho già spiegato nell’introduzione questo weekend è stato pessimo e mi sono ritrovato a scrivere a notte fonda. Le palpebre si stanno lentamente chiudendo e… zzzzzz….. zzzz…